Friday, April 26, 2013

Semplessità e didattica


Nei giorni 23 e 24 aprile, insieme a Serena Triacca e Simona Ferrari del CREMIT e ai colleghi Sibilio e Rossi con i loro gruppi di ricerca, sono stato ospite di Alain Berthoz al Collège de France. Berthoz è un fisiologo. Il suo libro più famoso (e la ragione per cui tutti noi eravamo a Parigi in questi giorni) si intitola Semplessità. L'idea della semplessità proviene dallo studio del mondo biologico e si riferisce alle strategie attraverso le quali le specie viventi si adattano alla complessità circostante. L'ipotesi di lavoro, a Parigi, era di trovare dei punti di contatto tra la semplessità e la didattica, declinare didatticamente la semplessità.

1. Il lavoro di Berthoz, insieme alle letture in materia di neuroscienze degli ultimi anni, alla mia ricerca sul microlearning, ai tanti incontri di formazione con dirigenti e insegnanti sui neoapprendimenti e i media digitali, mi hanno suggerito una nuova metodologia di approccio al lavoro didattico che ho battezzato EAS: Episodi di Apprendimento Situato. Nei giorni scorsi La Scuola di Brescia ha pubblicato il libro che è il risultato provvisorio di questa ricerca (Fare didattica con gli EAS. Episodi di Apprendimento Situato). Già all'ultima edizione di "Teniamoci per mouse", l'appuntamento annuale degli insegnanti Mac users ne avevo sintetizzato la sostanza (cliccare qui per visualizzare le tre parti dell'intervento: parte 1, parte 2, parte 3).

2. Il metodo di lavoro che ci si è dati è stato quello del brain storming a partire da delle proposte di ricerca presentate dai partecipanti. Come lo ha definito Berthoz, "une confusion productive". Uno dei temi su cui la discussione ha ruotato è l'uso dei videogiochi nella formazione e nella didattica. Serge Tisseron, psichiatra da anni attento al rapporto tra media ed educazione, ha osservato come il videogioco si possa intendere come mondo semplesso, in cui le affordances coinvolgono anche il mondo interiore del giocatore. Di qui il suo possibile uso in chiave terapeutica e come strumento di educazione alla salute. In modo particolare quel che secondo Tisseron è interessante sono l'intenzione di azione e l'offerta di senso da parte degli oggetti del mondo virtuale. Ciascuno si costruisce la sua storia quando videogioca e finisce per assumere tre punti di vista: auto (soggettiva), etero (controcampo) e allocentrato (oggettiva irreale). Quando si guarda qualcuno giocare a un videogioco a un certo punto chi gioca finisce per usare il proprio avatar come un robot esponendolo al pericolo, ma in altri si preoccupa molto della sua salute. Insomma: empatia, simpatia, apprendimento sono legati.

3. La presentazione dell'Atelier d'espaces della Facoltà di Architettura dell'Università di Lovanio ha offerto lo spunto ai partecipanti per riflettere su alcuni concetti chiave come: corpo, situazione didattica, teatro. In fondo quello che gli amici di Lovanio propongono ai loro studenti è un EAS nelle sue tre parto costitutive: quella preparatoria, in cui il carico è sull'insegnante che deve immaginare la situazione didattica e costruire strumenti per accompagnarci lo studente; quella operatoria, consistente in un lavoro di produzione; quella riflessiva, in cui l'insegnante torna su quanto emerso insieme all'aula favorendone la comprensione metacognitiva. Sulla progettazione dell'EAS si è lavorato in modo particolarmente intenso, anche grazie al contributo di Didier Bottineau, linguista del CNRS.

L'appuntamento è per l'autunno, quando Berthoz dovrebbe essere in Italia e in un seminario ulteriore vi sarà la possibilità di riprendere e approfondire quanto messo a fuoco nella intensa due-giorni parigina.

Friday, April 12, 2013

Carezze digitali


Ieri si è spento mio papà. Avrebbe compiuto i 79 anni il 20 maggio. Si è spento mentre gli tenevo la mano sopra la testa, come lui faceva quando ero piccolo e insistevo per dormire nel "lettone". Quella mano sulla testa mi tranquillizzava. Era una mano che diceva: "Sono qui! Non temere!". Mi piace credere che anche attraverso il coma e al di là delle certezze della scienza medica ("Non sente niente!") lui avesse la stessa percezione di calma, di tranquillità: "Sono qui! Non temere!"

La morte, i ricordi, il senso delle cose - Mia mamma ci aveva lasciato quando di anni ne aveva 49. Un carcinoma se l'era portata via in cinque mesi. Preparavo Storia della filosofia antica in ospedale, mentre le facevo compagnia e in quel modo, chiacchierando con lei, condividendo con lei le scoperte di giovane studente di filosofia, mi illudevo di allungarle la vita, facevo finta che quel che i medici avevano già sentenziato non fosse vero. Mi ricordavo di lei, ieri, mentre il respiro di mio papà saliva progressivamente, si faceva più frequente e flebile. Mi ricordavo di tante cose, di tante occasioni mancate, di come tanti silenzi tra me e lui si sarebbero potuti riempire con un passo indietro o un passo in avanti, con meno orgoglio, usando la pazienza della com-passione. "Se avessi...", "Se sapessi...", "Se solo...". La morte rovescia i nostri punti di vista abituali. Restituisce alle cose il loro posto. Come il Witz dei romantici ti fa sorridere delle minuzie della nostra finitezza. Ieri ho percepito fortemente questa funzione di ristrutturazione del mio campo di esperienza: un senso di riequilibrio, tessere che vanno a posto, cose che adesso comprendi. Questo non toglie la sofferenza, il rimpianto, ma certo contribuisce a rasserenare, a crescere proprio attraverso il negativo che sei costretto a elaborare.

Le carezze dei media - Per tutta la giornata una trama di SMS e di mail si sono organizzate come in una drammaturgia perfettamente concertata.
Nella forma, dal punto di vista fàtico, il loro effetto è stato di grande calore. Che strano eh, la fredda comunicazione digitale che per chi non la conosce dovrebbe allontanare, invece avvicina! Calore, affetto, voglia di essere vicini: il tutto in punta di piedi, con la consapevolezza di non invadere troppo l'intimità dell'altro e di poter vincere il proprio imbarazzo nel farsi presenti. I tuoi amici ti si stringono attorno, ti dicono: "Ci sono!". E allora un SMS svela la sua vera funzione: è una carezza. Il medium è proprio il massaggio, come il vecchio MacLuhan scriveva.
Nella sostanza quella comunicazione si può leggere come un testo unico, pieno di saggezza, di spunti, di riflessioni: un aiuto a capire, a fare i conti con te stesso, a elaborare. Tra le tante, tutte profonde e per me credente motivo di preghiera e di pensare che attraverso di esse un'Altra Comunicazione ti voglia raggiungere, quella di Gianfranco. Ieri, al mio SMS in cui gli annunciavo la morte di papà, scrivendogli: "E' morto papà. Uomo complicato e tra noi una relazione complicata. Ma la morte poi ti riconcilia anche se ti lascia a struggerti con i se e con i ma", mi rispondeva: "...il rimpianto per quanto non è stato e sarebbe potuto essere è compagno dell'amore". Ho capito.

In chat con Chris - Rientrato a casa ieri sera, mentre sul divano rispondevo alle mail, mia nipote Christina, otto anni, mi cerca in chat su Google +. Mia sorella con le mie tre nipotine vive nel New Mexico: mio cognato, che è anche uno dei miei più brillanti exallievi di liceo, è un fisico e dopo il suo PhD alla Penn State University non è più rientrato in Italia. Come si dice, un cervello in fuga. Avevo raggiunto mia sorella lasciandole un messaggio privato in Facebook prima della sua quotidiana telefonata, così da prepararla. Ieri sera Chris mi cerca in chat.

.  .Christina   : Ciao zio. I'm sorry my mom cried did you?
 io:  Chris, as you probably know, Grandfather died this morning.Your mom loved him a lot. She is crying
Christina:  yea my mom cried a lot. I am sorry
io:  because she is not able to come to Italy for giving him her last bye bye
Christina:  yea no more planes
 io:  But it's sure
Christina:  yea I got to go
io:  that Grandfather nowadays is in the heavens with Lord
Christina:  yea I am sure
 io:  Do you know what
Christina:  what
 io:  you can do for him?
 Christina:  what
io:  A little prayer before going to bed. That's OK?
Christina:  O I did
 io:  Very nice my little dear
 Christina:  o thank you
io: Now Grandfather is watching you. He takes care of his little Chris.
Nella chat è poi subentrata mia sorella e credo che proprio in questa chat si sia riusciti a parlare di quello che veramente ci tocca nel profondo più di quanto non avessimo mai fatto prima. Nella chat di ieri sera, con l'Oceano e il Texas di mezzo, io ero seduto sul divano con Christina e con mia sorella. Non so se questo è famiglia digitale: so che mi sono ritrovato a fare catechesi alla mia nipotina e a elaborare con mia sorella qualcosa che appartiene al tessuto profondo dei nostri rapporti e della vita della nostra famiglia fin da quando eravamo piccoli. Carezze, carezze digitali anche queste.

L'affetto corre sul filo - Fratel Fausto è il rettore del Convento di San Domenico a Bologna. Ieri sera dovevo essere lì a ragionare dei registri comunicativi della comunicazione pastorale. Ci eravamo sentiti prima di ieri solo via mail per prendere accordi. Lo stesso era successo con don Pietro Guzzetti, parroco a Desio: questa sera dovevo essere nella sua comunità a ragionare con i genitori dei rischi e delle potenzialità della rete in relazione all'affettività degli adolescenti. Con entrambi sono intercorse telefonate profondamente consolatorie che mi hanno fatto presenti due uomini di Chiesa che di persona ancora non ho avuto il piacere di conoscere: due uomini capaci di farmi sentire un senso di comunità e di appartenenza. Il mio impegno è di essere a Bologna e a Desio quanto prima: li incontrerò come amici, anche solo dopo una telefonata. E il telefono mi ha consegnato altri momenti di intimità e riflessione: Simona, subito ieri mattina, Pasquale, l'amico di sempre ieri in serata, Enrica, proprio mentre sto finendo di scrivere questo post, molti altri... Tutti hanno avuto una parola, un cenno, un silenzio. Siamo veramente degli esseri plug-and-play, come dice Gee: senza gli altri valiamo poco, non andiamo lontani. Ecco, credo che i media in relazione alla morte (come in relazione a tutti i grandi eventi della nostra vita) aiutino a comprendere questa cosa: solo se siamo un Noi, solo se non ragioniamo da soli ma insieme, possiamo avere futuro e speranza.

La morte, la vita - Mio papà amava le calle. Diceva che sono fiori eleganti e aveva ragione. Gliele abbiamo messe intorno. Amava anche le cravatte rosse. E con una cravatta rossa farà il suo ultimo viaggio. E adorava Les feuilles mortes, che spesso suonava lui stesso sul Seiler verticale della sala. Due versi di quella canzone stanno sugli avvisi funebri: Et la vie sépare ceux qui s'aiment. Tout doucement, sans faire de bruit. Dolcemente, senza far rumore, si è mossa anche l'anestesista che ci ha raggiunto a casa poco dopo la morte di papà: doveva venire a impostare lo schema per la sua terapia del dolore. Lo ha trovato morto. La mia sorpresa è stata che quella anestesista, tanto competente e tanto straordinariamente sensibile e umana nel rapporto con i parenti, era Silvia, una mia exallieva di liceo. Ci siamo abbracciati. L'ultimo regalo di mio papà: la possibilità di provare l'orgoglio di aver contribuito a formare persone così.

Saturday, April 6, 2013

Educare ai media per educare alla cittadinanza



Il 10 gennaio scorso sono intervenuto a Rimini alla quinta edizione di Medi@tando, la convention della Media Education in Italia alla cui nascita avevo contribuito ormai qualche anno fa. In questi giorni la mail di una studentessa bolognese che ha perso gli appunti del mio intervento mi ha convinto, per consentirle di recuperarne la traccia, a farne un post nel mio blog.
Quello che in quella sede avevo voluto comunicare si può organizzare in una tesi e in tre passaggi argomentativi attraverso i quali giustificare le ragioni e farne vedere le conseguenze.

1. La tesi: la Media Literacy si è progressivamente spostata verso i temi della cittadinanza fino a configurarsi come la nuova educazione alla cittadinanza del XXI secolo (anche se paradossalmente le politiche educative sembrano andare in un diversa direzione, molto centrata sugli strumenti e appiattita sull'Education Technology, cioè sul problema degli apprendimenti).
Nel mio itinerario di ricerca ho contribuito a questo spostamento con:
- l'organizzazione del corso di perfezionamento in Media storia e cittadinanza, insieme all'Istituto Storico della Resistenza di Torino;
- la pubblicazione di un libro con lo stesso titolo curato insieme a Enrica Bricchetto e Fabio Fiore;libro
- la creazione di un Dipartimento di Media, storia e cittadinanza diretto da Elena Riva all'interno del mio centro di ricerca, il CREMIT.

2. Le ragioni di questo spostamento vanno cercate nella fenomenologia della nuova scena mediale, in particolare in tre aspetti:
- la mediatizzazione crescente della scena politica (lo "Stato sociologo" di cui parla Eric Neveu);
- la contrazione del mondiale nel locale (visibilità globalizzata, agency sempre più locale);
- la protesizzazione e la naturalizzazione dei media nelle nostre vite (la loro indossabilità).

3. La conseguenza di queste tre istanze è la centralità civile ed etica dei media nella mediapolis (Silverstone). Essa si raccoglie attorno ai tre verbi che aiutano Silverstone a definirne la natura, cui ne aggiungiamo un quarto che fa riferimento alla riflessione di Jenkins:
- apparire (la ridefinizione dello spazio pubblico e delle regole dell'accesso a esso; l'indebolirsi dell'esercizio del dubbio e del pensiero critico);
- rappresentare (tentazione di risolvere l'agire nella pratica discorsiva; venir meno della responsabilità verso le narrazioni che si producono e che si accolgono);
- controllare (la disintermediazione e l'iscrizione di potere);
- impegnarsi (qualità e forme della partecipazione, della condivisione, della collaborazione).

4. Cosa significa allora fare Media Education nella Mediapolis? Significa rispondere a tre questioni: cosa, come e per cosa?
a) Cosa = l'etica della Mediapolis: ospitalità, giustizia, sincerità.
b) Come = la didattica della Mediapolis: in scuola - curricolo trasversale, media come cornice di comprensione delle altre discipline, competenza digitale, centralità della questione metodologica; nell'extrascuola - Peer and Media (il rapporto con la prevenzione, la vicinanza alle Life skills).
c) Per cosa = la logica della Mediapolis: saper accedere, saper leggere e interpretare, saper comunicare.