Tuesday, April 26, 2016

Animatori digitali



Di recente sono stato invitato ad aprire il corso di formazione degli animatori digitali della Provincia di Brescia. Il tema che mi era stato assegnato era la messa a fuoco delle competenze di questa figura di recente inserita nella scuola dal PNSD. L'ho fatto attraverso un duplice percorso, diacronico e sincronico. Ovvero: 1) prima ho cercato di ricostruire la vicenda evolutiva che ha condotto a questa figura, cercandone gli "antenati" nella storia recente della scuola italiana; 2) in secondo battuta ho provato a individuarne e descriverne sinteticamente le aree di competenza.

Il "nonno" dell'animatore digitale

La legge 426 del 6.10.1988 introduceva nella scuola quattro nuove figure professionali: l'operatore psicopedagogico, il coordinatore dei servizi per l'orientamento scolastico, il coordinatore dei servizi di biblioteca e l'operatore tecnologico.
L'OM 282 del 10.08.1989 istituì le quattro figure che entrarono in servizio nell'a.s. 1989-90. Soprattutto rispetto alla figura dell'operatore digitale si sviluppò un dibattito fitto, in particolare relativo alle sue competenze professionali. Lo animò soprattutto Luciano Galliani che al tema dedicò un volume (L'operatore tecnologico, La Nuova Italia, Firenze 1997). Da esso si ricava il profilo professionale dell'operatore tecnologico, organizzato su quattro aree di competenze:
- didattiche (multimedia e programmazione);
- organizzative (gestione del contesto);
- scientifiche ( processi di apprendimento);
- tecnologiche (linguaggi audiovisivi, cultura mediale).

Il "babbo" dell'animatore digitale

Lungo gli anni '90 si sviluppa il dibattito sul Media Educator. Nello specifico, particolarmente significativo è il convegno internazionale che sul tema venne organizzato nel 1998 all'Istituto Suor Orsola Banincasa di Napoli. Qualche anno dopo (P.C. Rivoltella, C. Marazzi, Le professioni della Media Education, Carocci, Roma 2001) disegnavo il profilo di competenze del Media Educator indicandone sei:
- metodi di lettura dei contesti;
- competenze di progettazione dell'intervento formativo;
- tecniche di gestione dell'aula e dei gruppi;
- competenze di tutoring, supervisione, valutazione;
- conoscenza dei linguaggi e dei processi mediali;
- metodologie e pratiche didattiche.

L'animatore digitale

Ho richiamato le due "generazioni" precedenti perché sarebbe improprio impostare il discorso relativo all'animatore digitale senza tenere memoria dell'elaborazione concettuale e istituzionale di figure come l'operatore tecnologico e il Media Educator che ne sono state decisamente l'anticipazione. In questa prospettiva, come indicare le aree di competenza di questa nuova figura? Personalmente ritengo di poterle ricondurre a quattro ambiti:

1) Ambito delle tecnologie digitali e delle soluzioni di rete. Ovvero conoscenza e competenze relative a:
- hardware e software;
- dimensionamento infrastrutturale delle reti telematiche;
- soluzioni di mercato in tema di devices e apps.
Non si tratta di fare di ogni animatore digitale un ingegnere informatico, ma di fare in modo che disponga delle informazioni di base che gli consentano di interfacciarsi con i tecnici su questi temi.

2) Ambito della sicurezza informatica. Comprende:
- la protezione dei dati sensibili;
- filtri e firewall;
- la costruzione di protocolli condivisi d'uso della rete.

3) Innovazione didattica. Ovvero:
- metodologie e tecniche;
- strumenti e applicazioni;
- ambienti e aggregato.

4) Educazione digitale. E cioè:
- empowerment e pensiero critico;
responsabilità e cittadinanza digitale.
Se si inseriscono in scuola tecnologie digitali e si potenzia il lavoro di rete, la regolamentazione non è sufficiente a evitarne i rischi: occorre formare gli studenti a una cittadinanza digitale matura.

Quindi:
- un'anima ingegneristica (gli ambiti 1 e 2) e una pedagogica (gli ambiti 3 e 4 );
- una vocazione consulenziale e una formativa.

A queste competenze vanno aggiunte quelle trasversali:
- di progettazione (anche a bando);
- di costruzione e gestione dei gruppi;
- di gestione delle risorse umane;
- di organizzazione di corsi ed eventi formativi;
- di ricerca quanti-qualitativa.

2 comments:

hopepink said...

Sono pienamente d'accordo che le caratteristiche dell'animatore digitale debbano essere quelle da Lei descritte. E non è nemmeno tanto difficile possederle per uno/a che si interessa da sempre ad innovazione didattica e tecnologia.
Ma mi chiedo può un docente che ha sei classi da gestire, ciascuna delle quali con una media di 27/29 allievi, minimo 9 compiti scritti da correggere per classe, riunioni settimanali e mensili, corsi di formazione da seguire (per sole 5 ore del FIS), svolgere tutti questi ruoli nel migliore dei modi?
Forse sarebbe stato il caso di pensare a una figura che faccia solo quello o con un semi-esonero che permetta di organizzare, creare, progettare, controllare, formare, consultarsi, essere consultato e sorridere senza andare al manicomio.

Fabrizio said...

Gentile prof Rivoltella
la seguo da quando teneva conferenze ai Salesiani a Milano negli anni '80
e l'ho sempre ammirata per lo spirito innovativo che la contraddistingue
ma questa volta faccio fatica a condividere la sua proposta
Secondo ciò che scrive l'AD dovrebbe essere un tuttologo
dovrebbe avere competenze, anche se non approfondite (che forse è peggio) su tutto cio che riguarda le tecnologie informatiche applicate alla didattica; quindi non solo didattica ma anche tecnologia.
Per quello che conosce può dire con certezza che in una qualunque scuola elementare ( la primaria) esiste una figura del genere? e in un liceo scientifico?? o classico? cero esistono dei casi notevoli, ma il PNSD si rivolge al territorio nazionale
Forse il profilo da lei delineato esiste in qualche Istituto Tecnico o professionale
Pensare inoltre di formare tali figure richiede anni, tempo (vedi commento precedente), soldi
Penso che sia necessario pensare in grande ma proporre
il semplice
il certo
il verificabile
ed è soprattutto il verificabile che è trascurato
Non si parla mai o poco della valutazione degli apprendimenti in "era digitale" cioè dopo percorsi didattiche con l'uso del digitale.
Grazie
Fabrizio Favale
fabrizio.favale@istruzione.it