Si è spento ieri a Roma, a 68 anni, Carlo Tagliabue. Storico Presidente del Centro Studi Cinematografici, direttore delle riviste Il ragazzo selvaggio e Film, cinefilo, amante e profondo conoscitore del cinema, sopratutto quello italiano. Anche Carlo - come Adriano Zanacchi, che di poco lo ha preceduto in una sorta di staffetta verso il Paradiso - aveva insegnato all'ISCOS dell'Università Salesiana (e in diverse altre università), Storia e critica del cinema; anche con lui avevo avuto modo di condividere molte estati, a Corvara, in occasione delle summer school organizzate insieme a Don Roberto Giannatelli.
Carlo era un orso, ma buono, come spesso capita. Intimidiva, guardando il mondo da dietro la sua pipa, con gli occhi bassi, di tralice. Chi lo conosceva sapeva che non si trattava di spocchia, di arroganza intellettuale: timidezza piuttosto, che vinceva portando la discussione sul terreno a lui più congeniale, il cinema. Potevi passare intere mezz'ore a sentirlo citare a memoria i dialoghi dei suoi film preferiti: Mario Brega, il camionista di Bianco, rosso e Verdone, che dopo aver siringato la Sora Lella senza che lei si accorga di nulla, sentenzia: "Sta mano, po' esse piuma e po' esse fèro!"; l'immancabile Alberto Sordi,soprattutto quello di Un americano a Roma - "Maccarone, m'hai provocato e io ti distruggo...". Carlo conosceva a memoria intere parti dei suoi film, le citava in romanesco, con il sorriso sulle labbra. Come a memoria ricordava Trilussa, i sonetti del Belli, come La morte co la coda:
Qua nun ze n' esce: o ssemo giacubbini,
o credemo a la lègge der Ziggnore.
Si ce credemo, o minenti o ppaini,
la morte è un passo che ve gela er core.
Se curre a le commedie, a li festini,
se va ppe l'ostarie, se fa l'amore,
se trafica, s'impozzeno quadrini,
se fa d'ogn'erba un fascio ... eppoi se more!
E doppo? doppo viengheno li guai.
Doppo c'è l'antra vita, un antro monno,
che dura sempre e nun finisce mai!
E' un penziere quer mai, che tte squinterna!
Eppuro, o bene o male, o a galla o affonno,
sta cana eternità dev'èsse eterna!
Regista televisivo, formidabile conoscitore del linguaggio cinematografico, Carlo sapeva e scriveva di cinema. Lo faceva con la competenza di chi conosce la macchina dall'interno, con l'occhio di chi in una vita aveva partecipato, anche come giurato, a decine di festival in Italia e all'estero.
Scherzava, Carlo. Anche con i miei figli, ai tempi di Corvara ancora piccoli. Con i bambini non aveva una grande dimestichezza, ma l'impaccio con cui vi si rapportava ne restituivano una goffa dolcezza, una tenerezza che non ti saresti aspettato.
Cinefilo e film maker, Carlo Tagliabue è stato anche un instancabile innamorato della vita. Gli piaceva la tavola. Ricordo ancora le spedizioni a Colfosco, al bar dell'Hotel Capella, per degustare un Irish Coffe che a detta sua aveva pochi rivali; o le sue insistenze perché ci rendessimo disponibili al solito "pellegrinaggio" annuale al Passo delle Erbe, per goderci "lo strudel più buono delle Dolomiti".
Negli ultimi dieci/quindici anni ci siamo rivisti poche volte: ma tanto bastava per riattivare una simpatia, una sintonia, che gli anni non riuscivano a cancellare.
Ancora ieri sera, con Alessandra, abbiamo parlato di lui, ricordandolo con il sorriso e con affetto; oggi la triste notizia mi fa pensare alle curiose coincidenze della vita.
Se ne va un uomo intelligente e arguto, che ha saputo fare della leggerezza il suo codice di comunicazione. Mi piace pensarlo mentre citando Brancaleone alle crociate ci incoraggia: "Trasite! Trasite! L'è saldo lo cavalcone!".
Ciao Carlo! Le luci si sono spente. Inizia lo spettacolo. Buona visione!