Saturday, April 6, 2013

Educare ai media per educare alla cittadinanza



Il 10 gennaio scorso sono intervenuto a Rimini alla quinta edizione di Medi@tando, la convention della Media Education in Italia alla cui nascita avevo contribuito ormai qualche anno fa. In questi giorni la mail di una studentessa bolognese che ha perso gli appunti del mio intervento mi ha convinto, per consentirle di recuperarne la traccia, a farne un post nel mio blog.
Quello che in quella sede avevo voluto comunicare si può organizzare in una tesi e in tre passaggi argomentativi attraverso i quali giustificare le ragioni e farne vedere le conseguenze.

1. La tesi: la Media Literacy si è progressivamente spostata verso i temi della cittadinanza fino a configurarsi come la nuova educazione alla cittadinanza del XXI secolo (anche se paradossalmente le politiche educative sembrano andare in un diversa direzione, molto centrata sugli strumenti e appiattita sull'Education Technology, cioè sul problema degli apprendimenti).
Nel mio itinerario di ricerca ho contribuito a questo spostamento con:
- l'organizzazione del corso di perfezionamento in Media storia e cittadinanza, insieme all'Istituto Storico della Resistenza di Torino;
- la pubblicazione di un libro con lo stesso titolo curato insieme a Enrica Bricchetto e Fabio Fiore;libro
- la creazione di un Dipartimento di Media, storia e cittadinanza diretto da Elena Riva all'interno del mio centro di ricerca, il CREMIT.

2. Le ragioni di questo spostamento vanno cercate nella fenomenologia della nuova scena mediale, in particolare in tre aspetti:
- la mediatizzazione crescente della scena politica (lo "Stato sociologo" di cui parla Eric Neveu);
- la contrazione del mondiale nel locale (visibilità globalizzata, agency sempre più locale);
- la protesizzazione e la naturalizzazione dei media nelle nostre vite (la loro indossabilità).

3. La conseguenza di queste tre istanze è la centralità civile ed etica dei media nella mediapolis (Silverstone). Essa si raccoglie attorno ai tre verbi che aiutano Silverstone a definirne la natura, cui ne aggiungiamo un quarto che fa riferimento alla riflessione di Jenkins:
- apparire (la ridefinizione dello spazio pubblico e delle regole dell'accesso a esso; l'indebolirsi dell'esercizio del dubbio e del pensiero critico);
- rappresentare (tentazione di risolvere l'agire nella pratica discorsiva; venir meno della responsabilità verso le narrazioni che si producono e che si accolgono);
- controllare (la disintermediazione e l'iscrizione di potere);
- impegnarsi (qualità e forme della partecipazione, della condivisione, della collaborazione).

4. Cosa significa allora fare Media Education nella Mediapolis? Significa rispondere a tre questioni: cosa, come e per cosa?
a) Cosa = l'etica della Mediapolis: ospitalità, giustizia, sincerità.
b) Come = la didattica della Mediapolis: in scuola - curricolo trasversale, media come cornice di comprensione delle altre discipline, competenza digitale, centralità della questione metodologica; nell'extrascuola - Peer and Media (il rapporto con la prevenzione, la vicinanza alle Life skills).
c) Per cosa = la logica della Mediapolis: saper accedere, saper leggere e interpretare, saper comunicare.

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