Sunday, June 3, 2012

Famiglia, festa, lavoro


Sono reduce dalla partecipazione al Congresso mondiale delle famiglie. Mercoledì pomeriggio ho partecipato alla sessione dedicata alla comunicazione globale (organizzata congiuntamente dall'associazione Web Cattolici della CEI - che ha presentato la Guida al Web per le famiglie - e da TV 2000), giovedì alla tavola rotonda in cui la Regione Lazio presentava la Carta di Roma per una visione bambinocentrica della vita e della società. In entrambi i casi sono stato chiamato a portare il mio punto di vista sul rapporto che lega i media (soprattutto i nuovi media), i genitori e i figli. Sfrutto questo post per organizzare qualche riflessione che recuperi il senso del dibattito cui ho avuto il piacere di assistere.

1. Con Fabio Bolzetta (che insieme a me, il presidente di WeCa Giovanni Silvestri e Leo Spadaro aveva progettato la sessione) ci siamo immaginati un vero e proprio talk. Così, invece di lasciare la parola canonicamente ai relatori sul tavolo, Fabio si è mosso tra il pubblico, ha raccolto domande, ha fatto interviste. Intanto, dalla regia Andrea Canton suggeriva risorse on line per la famiglia e restituiva l'andamento del dibattito che in parallelo si svolgeva in Twitter. Questi momenti, preceduti da un filmato realizzato da TV 2000 e scanditi da video educativi presi da Youtube, hanno scandito gli interventi del tavolo, sintetici e incisivi come deve essere in un talk. Il risultato è stato comunicativamente efficace consentendoci di raggiungere il nostro obiettivo: discutere sulla comunicazione odierna sfruttandone le forme e gli strumenti espressivi.

2. Il mio contributo è partito da una constatazione: lo stallo delle soluzioni classiche della pedagogia al problema del rapporto tra media e famiglia, basate sulla condivisione del consumo e sul controllo dello spazio e del mezzo. Si tratta di indicazioni non sostenibili. Infatti i mobile devices spostano il luogo del consumo lontano dalla casa (per i minori lo era nell'80% dei casi nel 2006, lo è per circa il 46 % a distanza di sei anni): non serve più tenere il computer in salotto! Ma soprattutto manca il tempo agli adulti: sempre più spaventati, sempre meno consapevoli, sempre più in difficoltà e alle prese con tempi lavorativi assorbenti.


3. Come fare, allora? certo occorre tornare a trovare tempo per educare in famiglia. E, soddisfatta questa condizione, si possono percorrere due strade principalmente. Praticare quella che Meirieu chiama "pedagogia del contratto" - ovvero costruire soluzioni negoziate, ad esempio protocolli di consumo condivisi, codecisi da genitori e figli - e riaffermare la centralità della responsabilizzazione. Lo si potrebbe esprimere con uno slogan:  meno controllo, più governo! Il controllo è l'opposto dell'educazione: controlliamo quando non ci riconosciamo capaci di educare. Il governo dice invece di un rapporto sereno con le situazioni, della capacità del genitore di aiutare il figlio a gestire correttamente il suo rapporto con i media.

4. E al di là del metodo, che contenuto dare all'educazione ai media familiare? Darei due indicazioni:
- Educare il senso critico.  Contro il potere omologante degli script (Toschi, 2011) occorre recuperare consapevolezza, discernimento, capacità di giudizio.
- Insegnare la comunicazione generativa.  I ragazzi di solito tendono a conformarsi agli stereotipi della cultura popolare; occorre invece creare le condizioni perché possano liberare le loro possibilità espressive, perché possano essere creativi.

5. I media...mediano:
- la storia (sempre più filtrata dagli schermi della televisione, del cinema, del social network);
- la realtà (sempre più ibrida, aumentata, ma spesso depauperata degli odori e dei sapori - come dimostra il successo delle fattorie didattiche);
- le relazioni, anche quelle tra genitori e figli.
In quanto mediatori i media svolgono una funzione di catalizzatori a livello macro e microsociale. Sono i catalizzatori del fatto che il problema sono gli adulti, non i media. Per mettere al centro il bambino occorre oggi occuparsi soprattutto degli adulti.