Friday, May 9, 2008

Ricerca e media Education, tra Italia e Brasile


Sono da poco rientrato in Italia dal mio ultimo viaggio in Brasile. Si tratta ormai di una seconda patria per me: lì ho scoperto - come dicono i miei amici di Rio - di "ter uma alma Carioca". Lo capisco ogni volta, quando torno a Ipanema, il "mio quartiere" perché lì di solito abito nei miei soggiorni sotto il Redentor: la feira hyppie di Praza General Osorio; il lungo-mare, stretto tra la spiaggia di Leblon che arriva giù giù, fino al Morro do Vidigal (una delle favelas più grandi di Rio, che comincia proprio di fronte all'Hotel Sheraton, secondo la logica del contrappunto che ritma lo spazio della Cidade Maravihlosa) e il promontorio dell'Arpoador... Puoi aspettare lì il sorgere del sole. Ti senti su una nave, sospesa tra Ipanema e Copacabana. Lo sguardo scivola fino al Pão de açucar, fino a Praia Vermelha, lì dove i primi coloni sbarcarono la prima volta, lì dove la città è nata... Ma questa volta sono sceso più a sud, ancora più a sud di Florianopolis, nello Stato di Santa Catarina, dove ho già insegnato come professor visitante alla Universidade Federal, la UFSC... Sono arrivato a Porto Alegre, la capitale del Rio Grande do Sul. E' la città di Mario Quintana, una città "europea", ancora Brasile ma quasi Argentina. Una città orgogliosa, l'orgoglio dei gauchos: identità forte, nel passato qualche tentazione autonomista... Vi sono arrivato per il convegno nazionale dell'ENDIPE, l'associazione brasiliana che raccoglie insegnanti e ricercatori che si occupano di didattica. Nel convegno abbiamo animato una sala de conversa insieme: io, Monica Fantin e Gilka Girardello, tutte e due professoresse della UFSC. Sono amiche, più che colleghe. Monica è figlia di emigranti veneti, sono stato il suo co-tutor nel dottorato: la vita dei genitori meriterebbe un film. Gilka è gaucha e abita in una casa bellissima nel cuore del mato, sulla Lagoa da Conceição, a Florianopolis. Il suocero, ebreo newyorkese, la prima volta che ha fatto visita al figlio ha commentato riferendosi alla casa: "I thought it was country, but I really find it primitive!". La nostra sala de conversa era sulla Media Education. Prendeva spunto da una proposta - la Carta di Florianopolis - che avevamo redatto lo scorso anno. Tutto verte sulla possibilità di attivare reti di ricercatori in Brasile sul tema del rapporto media-educazione con due sfide principali cui rispondere: la formazione degli insegnanti e il curricolo. Ne hanno discusso con noi molti leader della mìdia-educaçao brasiliana, tra i tanti Nelson Pretto, della Federal de Bahia che ha rilanciato indicando quattro priorità: 1) la necessità di superare l'attuale schizofrenia tra i media digitali e gli "altri" media; 2) il futuro della TV digitale; 3) la scommessa del software libero; 4) l'opportunità delle licenze creative. Proprio su quest'ultimo punto la fantasia brasiliana e il jeito de viver di questo magnifico popolo hanno partorito una straordinaria "pensata", traducendo l'inglese Creative Commons con "Criei teve como", "L'ho fatto, ho trovato il modo".

7 comments:

Stella Pedrosa said...

Apesar de ler italiano com dificuldade (muita!!!), não deixo de tentar... Sempre!
Mas eu ainda aprendo!
bj

Monica said...

Pier Cesare,
Mario Quintana ha scritto qualcosa simile a questo: “buon poema e quello che ci da l’impressione di che stà leggendo a noi... e non noi a lui!”. Mi sembra che sei riuscito a lasciare i diversi poemi e luoghi che compongono la nostra diversità leggerti un po’, poiché sono parte della nostra ispirazione per fare anche ricerche...

Flah Nizia said...

Depois do que a Monica escreveu... sem palavras! Sr de alma carioca! Acho que sua alma já promovida a brasileira!

Pier Cesare Rivoltella said...

A visita ao apartamento do Mario Quintana me deixou sem palavras... A proesia (sìm, com a r!) dele é como uma lamina, que curta o real e chega até a alma do leitor, sem fechar nenhum significado mas deixando tudo aberto, leve, como se a fala se livrasse no ar...

Cadeira de papel said...

Com sensibilidade e entrega às cidades brasileiras que festejam sua participação, os olhos rivoltellianos traçam belezas e suspiros, leveza. Impressiona a extensão do que consegue cuidar, aprender e ensinar.Que a Mídia-Educação seja fio para tecidos e distâncias, avanços e conquistas. Obrigada por compartilhar seu diário conosco. Ilana

Ira said...

Oi professor!
Perdi os encontros feitos em Florianopolis,com o grupo do Nica, mas assisti à entrevista feita pelo Diego e fiquei sabendo do seu blog...! Descobri que ainda entendo bem o italiano, agora vou acompanhar mais de perto. =) Um forte abraço, Iracema Munarim

Pier Cesare Rivoltella said...

Oi Ira. Prazer de ler-te. E prazer de conversar contigo. Abraço grande...